‘La mia prima Venezia, una Venezia di un’ora, è una Venezia piovosa, non autunnale, estiva.’
(Sandro Penna, da “Un po’ di febbre”)
Sarò sempre in debito con AB: grazie a lui ho trascorso, felice, la mia vita da adulto,
dedicandomi all’arte contemporanea, come autore, collezionista, editore; se non ci fossimo
incontrati, ora sarei sicuramente un noioso e annoiato dottore commercialista…
Nel febbraio 1980, AB apre in città uno spazio espositivo (con un folgorante avvio: la grande
rassegna “L’emozione corregge la regola”, le personali di Tredici, Gianquinto…), che diviene
subito per me, che da tempo realizzavo da autodidatta e in assoluta solitudine opere su carta
nel solco della Nuova Figurazione, un fondamentale punto di riferimento (sicuramente non
per Brescia, che ha sempre visto con diffidenza lo spirito nomade e cosmopolita di AB…).
Con l’avvio a settembre della nuova stagione, decido di mostrare a AB i miei lavori: raccolgo in
un portfolio i disegni che reputo maturi (in realtà, quanta ingenuità in quelle prove
giovanili…) ed entro baldanzoso in galleria; guardo la mostra in corso, la riguardo, la guardo
ancora, sempre con la mia cartella sotto il braccio: il tempo passa e l’euforia si trasforma in
pavidità, non trovo il coraggio per vincere la mia abituale ritrosia.
E’ AB che, avendo intuito il mio imbarazzo, mi domanda se sono un artista e mi invita a fargli
vedere i lavori: il suo entusiasmo è sincero e convinto, al tal punto che mi propone subito la
partecipazione ad una prossima collettiva (“Quieto, fantastico, poetico quotidiano”) e la prima
mostra personale per l’ottobre dell’anno seguente.
Ho raccontato questo per sottolineare un aspetto fondamentale della personalità di AB: la
grande generosità e libertà intellettuale, l’agire in modo disinteressato, senza alcun
tornaconto: con me avrebbe potuto essere più severo, più critico (e ne avrebbe avuto
motivo…) e invece la sua adesione fu assoluta, nel segno di un incoraggiamento forte e
incondizionato ad un titubante disegnatore ventenne.
Grazie, Aldo Bresciani, amico caro.
Giorgio Bertelli, settembre 2016